Segantini in mostra. Per la storia delle esposizioni segantiniane

Segantini in mostra. Per la storia delle esposizioni segantiniane

Giornata di studio

Arco | Galleria Civica G. Segantini

Giovedì 13 dicembre 2018

EVENT


A 160 anni dalla nascita di Giovanni Segantini, il progetto Segantini e Arco, nato in seno alla collaborazione fra MAG Museo Alto Garda e Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, propone una giornata di studio aperta al pubblico, ai docenti e agli studenti universitari, che si svolgerà giovedì 13 dicembre 2018 presso la Galleria Civica G. Segantini di Arco (via Segantini, 9 – 38062 Arco TN).
Il convegno, come recita il titolo Segantini in mostra. Per la storia delle esposizioni segantiniane, è dedicato alla storia delle occasioni espositive che hanno segnato la fortuna critica di Giovanni Segantini, partendo dalle riflessioni che la più recente letteratura critica ha riservato al tema della storiografia delle mostre.
La conversazione si pone come momento di confronto sul ruolo sostenuto dalle mostre per il riesame della carriera di Segantini, sia quale vetrina di promozione per l’artista in vita – nel caso delle esposizioni internazionali, che si intreccia con la storia del mecenatismo e con la formazione delle collezioni museali – sia, dall’altra, quale occasione e strumento critico per lo sviluppo della sua fortuna storiografica novecentesca, a partire dalle prime retrospettive.
La giornata di studio riunirà studiosi qualificati accanto a giovani ricercatori di diverse università italiane, i quali proporranno le loro riflessioni su generi – mostre collettive e monografiche – e contesti territoriali specifici, italiani e non, dal Belgio all’Inghilterra, in una cronologia estesa fino al presente.
La giornata sarà articolata in due sessioni tematiche cui seguirà, in chiusura, un confronto ragionato di restituzione e di rielaborazione su future prospettive metodologiche di valorizzazione delle opere segantiniane in contesti espositivi.

Programma

09.30 – 10.00
Arrivo dei partecipanti alla Galleria Civica G. Segantini di Arco, apertura dei lavori e benvenuto

10.00 – 11.30
Alessandra Tiddia
Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Segantini in mostra / Esporre Segantini. Le ragioni di un convegno

Elisabetta Staudacher
Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano
La personale di Segantini del 1885 alla Permanente

I rapporti tra Segantini e la Società per le Belle Arti, futura e attuale Permanente, iniziano nel 1879, anno del debutto del giovane pittore a Brera e dell’acquisizione del Coro di Sant’Antonio da parte di quell’associazione di promozione artistica. Il legame, consolidatosi grazie all’iscrizione di Segantini come socio della Società per le Belle Arti (dal 1880) e, dal 1883, della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, anno, tra l’altro, in cui l’artista beneficia di un secondo acquisto sociale cedendo il dipinto Allora, si rafforza ulteriormente due anni dopo con la mostra personale del pittore di Arco. L’esposizione, allestita nel cortile del Palazzo del Senato, sede momentanea della Permanente, in attesa del trasferimento nel Palazzo sociale che verrà inaugurato l’anno seguente, si tiene in contemporanea con la tradizionale mostra annuale dell’Accademia di Brera e vede la presentazione al pubblico di venti opere realizzate nel periodo brianteo.
L’intervento in oggetto riguarderà quindi le questioni organizzative, la scelta delle opere esposte, l’esito della mostra con commenti della stampa dell’epoca e con un occhio di riguardo al discorso delle vendite, elementi in gran parte ricostruiti attraverso lo studio della documentazione custodita nell’archivio della Permanente. Si tratterà anche la questione dell’album fotografico Brianza eseguito con il contributo di Vittore Grubicy, di cui troviamo un esemplare a Rovereto, presso l’Archivio del ‘900 del Mart.

Leo Lecci
Università degli Studi di Genova
Segantini alle Esposizioni Universali di Parigi: 1889 e 1900

Chiara Vorrasi
Gallerie di Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara
Segantini e Previati tra diorami, panorami ed esposizioni

L’intervento prende avvio dal celebre episodio del Panorama dell’Engadina ideato da Giovanni Segantini per l’Esposizione universale di Parigi del 1900 e rimasto irrealizzato, per soffermarsi su uno degli intenti sottesi al progetto, accanto a opportunità piuttosto velleitarie di promozione turistica, ossia la possibilità di rintracciare in quel dispositivo mediale di visione totale una modalità per sollecitare il coinvolgimento dell’osservatore. Preoccupazioni similari si leggono esplicitamente nelle dichiarazioni di Gaetano Previati alle prese con un’altra impresa fallimentare, il Diorama dantesco per le Esposizioni riunite di Milano del 1894, a cui segue il coinvolgimento nel cantiere del panorama della pace. L’interesse per gli studi sulla potenzialità di “suggestione” dell’opera d’arte è infatti una matrice, non secondaria, del divisionismo: principalmente nella riflessione di Segantini e Previati, sulla scorta dell’aggiornamento sugli studi europei di psicologia della percezione promosso da Vittore Grubicy, trapela la preoccupazione di non lasciare “l’osservatore indifferente”, fino a prefigurare per lui un ruolo attivo, come si legge negli scritti del ferrarese. Sebbene attraverso percorsi distanti, i due pittori si confrontano con un contesto espositivo e un dibattito nazionale e internazionale che offrono sollecitazioni a estendere le possibilità della pittura attraverso dispositivi di coinvolgimento “totale” dello spettatore, come l’esperienza del diorama di Chicago e i rapporti con gli ambienti teatrali, comuni a Previati e Conconi, o il contatto di Segantini con gli ambienti secessionisti.
Da questi progetti mancati discendono comunque nuclei di opere che incarnano il senso profondo della missione artistica dei loro autori, quali il Trittico della natura di Segantini e alcuni cicli della produzione di Previati, che ebbero un rilievo assoluto nella primissima fortuna critica. L’intervento si conclude con un cenno alle mostre collettive Segantini-Previati (e Bistolfi) del 1906 e riferimenti a letture critiche italiane di primo Novecento, oscillanti tra orientamenti elitari, spiritualisti ed estetizzanti e analisi più aperte a prospettive comunicative e sociali per l’arte moderna, chiudendo nel contesto della genesi del futurismo, quando Umberto Boccioni riapre provocatoriamente il problema dello spettatore.

11.30 – 11.45
Pausa caffè

11.45 – 13.00
Stefano Picceni
Università degli Studi di Genova
Sulle esposizioni. Corrispondenza Pellizza – Segantini

Il contributo vuole presentare, attraverso la lettura del carteggio tra Giuseppe Pellizza e Giovanni Segantini, le esposizioni cui parteciparono nell’ultimo decennio dell’Ottocento e le riflessioni personali che scambiarono a seguito delle stesse con l’analisi delle reazioni di pubblico e critica. Il carteggio si sviluppa in quaranta lettere scritte tra 1894 e 1899, ma Pellizza inizia anni prima lo studio dell’arte segantiniana che divulga e commenta in numerosi scritti a colleghi e amici fin dagli anni della formazione. Le mostre, dall’esordio del divisionismo a Brera nel 1891 alla personale segantiniana di St. Moritz del 1904, che Pellizza visitò, si concentrano in un decennio peculiare che attraverso gli scritti degli artisti possiamo pienamente comprendere. Pellizza studia e descrive Le due madri, difende lucidamente Segantini dagli attacchi della critica d’arte milanese dopo la mostra del 1894 al Castello Sforzesco, luogo del loro primo incontro, e, lettera dopo lettera, analizza gli scenari intorno alla prima Biennale veneziana del 1895, alla mancata creazione del padiglione divisionista per la Triennale di Torino del 1896, occasione per l’esternazione di un malessere di “non appartenenza a un gruppo” e riflessione sul rapporto inesistente tra Segantini e Angelo Morbelli nel quale Pellizza, amico di entrambi, non osò interferire. Fino alla creazione della “Grande tela per Parigi” del 1899, opera della quale Pellizza seguì l’iter progettuale anche attraverso gli articoli scritti dai loro comuni amici.

Isabella Collavizza
Storica dell’arte
Per le esposizioni segantiniane in area anglosassone

A segnare l’esordio espositivo segantiniano nel mercato anglosassone è la fortunata partecipazione all’Italian Exhibition di Londra del 1888 dove il giovane artista, presentato dalla Grubicy Gallery come il più promettente italiano, espone ben dieci dipinti e quattordici tra disegni e pastelli, parte dei quali acquistati da Charles William Dowdeswell, della omonima casa d’arte. Sarà la stessa galleria a far conoscere al pubblico londinese l’artista arcense che nel 1893 figurerà tra i protagonisti della prima celebrata esposizione della Grafton Gallery. L’intervento prende avvio da questi primi riconoscimenti pubblici (date) che sanciscono l’inizio della fortuna critica e espositiva di Giovanni Segantini, qui riletta incrociando i cataloghi di mostra e di vendita delle casa d’asta, le recensioni sulla stampa dell’epoca e le testimonianze dirette tratte dall’epistolario segantiniano. Saranno prese in considerazione le presenze espositive di Giovanni Segantini anche in veste di membro della International Society of Sculptors, Painters and Gravers e della Pastel Society; così come, fuori Londra, occasioni prestigiose quali l’Autumn Exhibition alla Walker Art Gallery di Liverpool, a partire dalla declamata presenza de Il Castigo delle lussuriose, acquistato dallo stesso museo, fino alle esposizioni annuali della fine degli anni Novanta presso il Carnegie Institute di Pittsburg, Pennsylvania, ad annunciare l’affermarsi del nome dell’artista oltre oceano.

Amanda Russo
Storica dell’arte
Giovanni Segantini e il Belgio: fortuna espositiva e ricezione critica

Il presente intervento intende ricostruire l’attività espositiva di Giovanni Segantini in Belgio e valutare come il pittore è stato recepito dalla critica locale. Attraverso l’analisi dei documenti d’archivio e tramite lo spoglio dei cataloghi delle mostre e dei periodici dell’epoca, si è cercato di rintracciare le sue esposizioni e ripercorrere le tappe della sua fortuna critica all’interno del contesto culturale belga.
Si è ritenuto importante mettere in luce le motivazioni e le dinamiche che stanno dietro a queste mostre e comprendere quali sono i contatti che Giovanni Segantini ha instaurato in Belgio.
Si intende passare in rassegna le recensioni apparse sulle pagine dei giornali per cercare di capire come il pittore viene recepito, anche in relazione agli altri pittori italiani.
Si prosegue, dunque, nella direzione tracciata dai notevoli studi condotti in precedenza su Giovanni Segantini, con l’obiettivo di condividere nuovi spunti di riflessione e di ricerca e far avanzare lo stato delle conoscenze sul pittore arcense.

13.00 – 14.30
Pausa pranzo

14.30 – 16.00
Roberto Pancheri
Soprintendenza per i Beni Culturali di Trento
Arco 1958: la mostra del centenario e la sua ricezione

L’intervento propone un focus sulla mostra commemorativa di Giovanni Segantini tenutasi ad Arco nel 1958, in occasione del centenario della nascita del pittore. L’iniziativa era stata promossa da un comitato presieduto dal critico d’arte trentino Giulio De Carli, che fu anche il curatore scientifico dell’esposizione e del catalogo, mentre il progetto di allestimento venne predisposto dall’architetto Luciano Baldessari. A Palazzo Marchetti furono radunate 31 opere del maestro tra dipinti e disegni, cui si aggiunsero riproduzioni fotografiche di altre opere che non fu possibile ottenere in prestito, nonché l’autoritratto giovanile donato al Comune di Arco, a mostra già allestita, dall’architetto Felice Pasquè. Inaugurata il 6 luglio alla presenza di Gottardo Segantini e del presidente della Camera Giovanni Leone, la mostra rimase aperta fino al 7 settembre e fu visitata da oltre trentamila persone. La rassegna ebbe vasta eco sulla stampa nazionale, non senza polemiche sulla sua dislocazione ad Arco anziché a Venezia, nell’ambito della XXIX Biennale.

Alessandro Del Puppo
Università degli Studi di Udine
Temi e figure segantiniane in Eugenio Montale

Giovanni Segantini ha avuto alcuni interpreti d’eccezione: figura tra costoro Eugenio Montale. L’intervento prenderà in considerazione una fortuna espositiva del tutto particolare: non quella generata dai quadri sui muri, quanto quella prodotta dalle parole sulla carta. Si prenderanno così in considerazione alcuni passaggi delle opere poetiche e in prosa di Montale riferibili per diversi modi e ragioni alla pittura di Segantini: la prima conoscenza, attraverso le pagina della Storia della pittura italiana dell’Ottocento di Emilio Cecchi; l’affioramento in alcune figure tra gli Ossi di seppia e La bufera e altro; alcune messe a punto decisive più tarde nella pagine di critica, fino alle estreme e personalissime reminiscenze del poeta.

Monica Vinardi
Storica dell’arte
Altre mostre. Opere da collezioni private tedesche e svizzere: Segantini attraverso i cataloghi d’asta, tra fine XIX e metà del XX secolo

Con la definizione “altre mostre” si intendono le occasioni espositive promosse da Case d’asta e Gallerie d’arte che – principalmente in ambito svizzero-tedesco – tra 1898 e 1945, hanno presentato opere di Giovanni Segantini appartenute a collezioni private di maggiore o minore entità, prevalentemente disegni. Resasi possibile grazie alla risorsa di un insieme di cataloghi d’asta, l’analisi ha permesso di focalizzarsi sulla diffusa circolazione dei disegni di Segantini. La visione di questo insieme vario e variamente datato di opere di grafica, spesso riprodotte in catalogo, apre ad alcune riflessioni sulla funzione peculiare assegnata loro dall’autore: egli infatti attraverso i disegni mirava a diffondere l’immagine della propria opera, sia destinandoli per la chiara incisività del segno all’illustrazione sulla pubblicistica specializzata, sia affiancandoli alle opere pittoriche maggiori nelle mostre internazionali, per rafforzarne i nuclei tematici e favorirne il collezionismo presso gli estimatori.
Da tali acquisizioni documentali discendono poi considerazioni più specifiche inerenti le singole opere, ed altre più generali riguardanti il fenomeno del collezionismo, rapportato ad un particolare ambiente e ad un dato momento storico, e per il quale l’opera di Segantini si viene di volta in volta intrecciando con quella di uno screziato e ben caratterizzato panorama di autori.
Si evidenzia come alcune di tali occasioni espositive non risultino essere state censite dal catalogo generale del 1982 a cura di A. P. Quinsac, sicuramente per la indisponibilità all’epoca dei materiali. Sono stati così ricostruiti alcuni passaggi di proprietà ancora non emersi, e si è potuto situare il collezionismo del nostro autore nel contesto più ampio del gusto e delle tendenze dell’epoca. La selezione delle aste, in particolare lungo i primi decenni del Novecento, rivela quanto l’apprezzamento per Segantini fosse radicato nell’area di cultura tedesca, con una spiccata predilezione per le opere incentrate sulla vita del lavoro nei campi, per gli idilli pastorali, e per pochi temi simbolisti, e quali assonanze venissero ricercate tra la sua opera e quella di autori antichi e moderni presenti nelle compagini di dipinti e disegni articolati in collezione. L’analisi ha messo poi in luce l’esistenza della questione dei ‘falsi’ Segantini, causata tra l’altro probabilmente anche dalla contiguità ricercata dagli stessi figli di Giovanni, in particolare Alberto e Mario Segantini, e poggiante su un uso ambiguo della ‘firma’; mentre per Gottardo si segnala un impegno dichiarato e costante a ‘tradurre’ con l’incisione temi pittorici del padre.
Ma, tornando al nostro autore, per citare solo qualche esempio, tra le raccolte più rappresentative si possono nominare quella di Hans Weidenbusch di Wiesbaden, passata in asta nel 1898 a Francoforte sul Meno, ricca di dipinti di Millet, Daubigny, Diaz, ma che annoverava anche Sisley e Renoir, e alcune opere altamente rappresentative di Hans Thoma, di Fritz von Uhde, di Max Klinger e di Franz von Stuck, in cui la presenza del disegno Vacca bianca all’abbeveratoio (n. 408 cat. gen.) non era stata individuata. O ancora, si possono citare le già note occasioni espositive che riguardarono parte della collezione di James States Forbes, nel 1905 e nel 1906, a Monaco; o ancora la importante asta a Berlino del novembre del 1910 presso la Casa di vendita Lepke dove vennero presentati ben 38 tra disegni e dipinti provenienti dalla collezione di Alberto Grubicy, ed altre scalate nel corso degli anni venti e trenta del Novecento, come l’asta della collezione di R. von Becker, avvenuta alla Galleria Neupert a Zurigo nel 1936, cui appartennero dipinti come il Ritratto della sorellastra Irene (n. 141 cat. gen), o il Camoscio morto della Raccolta Grassi alla Galleria d’arte moderna di Milano (n. 58 cat. gen.), passaggio in collezione per entrambi ancora non noto.

Francesca Rossi
Musei Civici di Verona
Un progetto di collaborazione istituzionale: la mostra “L’amore materno alle origini della pittura moderna, da Previati a Boccioni” (Verona, Galleria d’arte Moderna Achille Forti, 6 dicembre 2018 – 10 marzo 2019)

Per la prima volta la città di Verona ospita una mostra sul divisionismo italiano, uno dei periodi più creativi della storia dell’arte del nostro Paese.
Il percorso è incentrato sul tema dell’amore materno che fu tra i motivi più amati e rappresentati dalla cultura artistica europea tra Otto e Novecento e ha come fulcro portante Maternità, celebre capolavoro di Gaetano Previati risalente al 1891. Attorno a quest’opera dirompente e rivoluzionaria si è riunita una selezione di dipinti, sculture e disegni di Previati, Medardo Rosso, Giovanni Segantini, Angelo Morbelli e Giuseppe Pellizza e Umberto Boccioni che riassumono a colpo d’occhio l’intensa stagione culturale al transito tra la pittura italiana ottocentesca e le nuove correnti figurative dell’avanguardia europea.
Il tema della maternità fu declinato costantemente da Segantini, passando dal naturalismo di Le due madri a una più accentuata valenza simbolica, in affinità coi preraffaelliti e con le prime soluzioni simboliste mitteleuropee. Nel percorso sono considerati soggetti esemplari della produzione segantiniana tra cui Ave Maria al trasbordo, l’Angelo della vita, Dopo un bacio e Amore alla fonte della vita.
La mostra nasce da una collaborazione interistituzionale tra la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti di Verona con i Musei Civici di Milano e il Mart di Rovereto.

16.00 – 17.30
Dibattito e chiusura dei lavori

La giornata di studio è valida ai fini dell’aggiornamento docenti.
I docenti interessati dovranno iscriversi entro il 9 dicembre 2018 inviando una e-mail con i propri dati e l’istituto di appartenenza all’indirizzo didattica@museoaltogarda.it (oggetto: Iscrizione giornata di studio “Segantini in mostra”).

Per informazioni:

Isabella Collavizza
E-mail: isacoll78@gmail.com

Annalisa Bonetti
E-mail: bonettiannalisa@museoaltogarda.it