Natura morta con lepre e frutta

Natura morta con lepre e frutta

Giovanni Segantini
(1879-1880), olio su lamiera di zinco, 26,5 x 100,5 cm
Arco, Comune di Arco - Galleria Civica G. Segantini



Esposizioni

Arco 2015; Arco 2017; Arco 2021-2022.



Scheda opera

L’opera fa parte di un gruppo di tre lavori su lamiere di zinco, che si inseriscono nel genere della natura morta che negli anni Settanta ritorna in auge imponendosi come ambito di sperimentazione sia in rapporto alle richieste del mercato che per motivi più strettamente pittorici. Segantini, sin dagli esordi, come documenta la presenza nella mostra braidense del 1880 di diverse nature morte con soggetti di cacciagione e verdura, affronta il genere con costanza sino al trasferimento a Pusiano nel 1881. Benché questi soggetti non siano completamente abbandonati dal pittore, è nel 1885-1886 che Segantini riaffronterà in maniera più compiuta il tema delle nature morte nel ciclo di tele realizzato per Treves, nelle quali si ritrova un deciso cambiamento degli schemi cromatici e luministici in parallelo all’evoluzione della sua pittura a partire dal 1884 in poi.

Le tre opere nascono probabilmente come elementi decorativi e sono da riferire agli anni 1879-1880, alla prima attività milanese. In questi lavori Segantini si inserisce all’interno del filone della pittura naturalista degli anni Settanta che si affidava principalmente alla restituzione dei volumi e delle forme attraverso l’uso del colore e di una pennellata costruttiva e sintetica. Questi elementi si ritrovano pienamente presenti nelle tre lamiere di zinco: nel pannello con i pesci si consideri, ad esempio, come sono restituiti gli elementi vegetali rossi, realizzati attraverso piccoli tocchi di colore a punta di pennello, come accade anche nel rametto di rosmarino del pannello con la cacciagione, oppure le squame disegnate direttamente con il colore. Lo stesso si può apprezzare nella restituzione della frutta dove le pennellate sono visibili, materiche e costruiscono il volume delle pere e delle mele attraverso il loro andamento. Questi elementi linguistici riallacciano la pittura segantiniana, nell’ambito della natura morta, alle coeve esperienze di Longoni, Carcano e altri artisti lombardi.

(MARIA ELENA BERARDINELLI)