Paesaggio montano (Val Bregaglia)

Paesaggio montano (Val Bregaglia)

Giovanni Segantini
1878-1880, Olio su cartone, 47,5x27 cm
Milano, Archivio Pompeo Mariani.



Scheda opera

È il secondo di un nucleo di due dipinti, recentemente rinvenuti, provengono dalla collezione del pittore Pompeo Mariani (1857-1927) al quale Segantini fece omaggio, tra gli altri, del dipinto Il Prode del 1880 (San Gallo, Kunstmuseum), e furono donati dal pittore arcense a Mariani attorno al 1885. Il reciproco scambio di piccole opere era una prassi frequente fra gli artisti, e quello intercorso tra i due pittori è documentato da una pagina dell’Inventario autografo di Mariani in cui troviamo segnato l’avvenuto cambio di due opere segantiniane a fronte di un bozzettino-Paesaggio di notte e di un bozzettone-Saluto al sol morente, opera con la quale Mariani vinse il Principe Umberto nel 1884, donati dal pittore monzese.

Come racconta Giulio Bertoni nelle sue memorie, si dalla fine degli anni Settanta, Segantini si recava spesso in Brianza ospite del fratello di Giulio, Giacomo. Lì, riferisce Giulio, «camminavamo tutto il dì, un giorno da Canzo a Barzanò, altro da Lecco a Como, poi fino a Lugano in ferrovia, gita sul lago e salita al S. Salvatore» e da questa frequentazione «incominciò il suo entusiasmo per l’incantevole panorama della Brianza che egli vedeva per la prima volta e per tutto il viaggio non cessava di ammirare la bellezza dei luoghi che si svolgevano ad ogni passo» (Quinsac 1985).

I due piccoli dipinti, estremamente sintetici nella resa pittorica, testimoniano l’attenzione del giovane artista per la restituzione degli effetti luministici e cromatici annotati sul vero e sbrigativamente riassunti secondo una tecnica, che si affida al valore costruttivo del colore, che rientra perfettamente nel solco della pittura naturalista lombarda degli anni Settanta. In Paesaggio montano la resa della montagna rocciosa è tutta affidata ad un ductus pittorico sintetico che procede con veloci e corpose pennellate che sintetizzano i rapporti di luce e ombra nella giustapposizione dei colori. Più fusa e sfumata, invece, è la pennellata in Caglio, dintorni di Erba, dove l’attenzione è più orientata alla resa di morbidi effetti chiaroscurali, più intonati all’atmosfera del lago, con alcuni subitanei rialzi cromatici, come si nota nelle lumeggiature gialle sull’edicoletta votiva o nel rosso vivo della fiammella che si staglia sull’ombra della finestrella.

Le caratteristiche pittoriche dei due cartoni suggeriscono una datazione abbastanza precoce, attorno alla fine degli anni Settanta.

(NICCOLO’ D’AGATI)