Servaes racconta Segantini

SERVAES RACCONTA SEGANTINI

La vita dell'artista raccontata da Franz Servaes,
nella nostra traduzione del 2015

FRANZ SERVAES

Colonia, 17 luglio 1862 - Vienna 14 luglio 1947

Grazie al progetto Segantini e Arco è stato tradotto per la prima volta in italiano il libro di Franz Servaes “Giovanni Segantini. La sua vita e le sue opere”, pubblicato originariamente a Vienna nel 1902, tre anni dopo la morte dell’artista, su commissione dell’Imperial Regio Ministero per il Culto e l’istruzione.

Il testo è sfogliabile integralmente online in questa stessa pagina, oppure a questo link. Il volume è a cura di Alessandra Tiddia, e le traduzioni sono di Andrea Pinotti.

Il volume di Servaes è la più prestigiosa tra tutte le monografie su Segantini. L’impegno del ministero austriaco, che con questa pubblicazione voleva celebrare un illustre figlio dell’Impero, fu molto forte: subito dopo il grande successo dei quadri del maestro alla mostra della Secessione viennese del 1901 fu nominato un comitato speciale. Ne facevano parte tra gli altri Franz Wickhoff, fondatore della Scuola di Storia dell’arte viennese, gli artisti della Wiener Werkstaette Koloman Moser e Ferdinand Adri, e appunto Franz Servaes.
Nato a Colonia il 17 giugno del 1862, Servaes dopo gli studi lavorò come critico letterario e teatrale, e fu inviato all’esposizione universale di Parigi del 1900. Ma scrisse molto anche di arti visive: su Edvard Munch, nel 1894, su Hans Thoma, nel 1900, e su Max Klinger, nel 1902.
Nell’opera Segantini, Franz Servaes vede un susseguirsi di tentativi pittorici tesi a risolvere una questione fondamentale di luce e illuminazione - ma anche un progressivo congedarsi dal “modo di rappresentare specificamente italiano” e l’accostarsi alle modalità figurative della “sensibilità nordica”. Si tratta quindi di un’analisi in cui sono presenti anche elementi ideologici, che vanno inquadrati nel panorama culturale germanico del tempo.

In ogni caso, questo testo sorprende per la minuziosa documentazione: Servaes prende in considerazione ogni soggetto, motivo ed elemento formale dell’opera di Segantini. Ma visita e conosce di persona anche tutti i luoghi vissuti dal pittore, intervistando testimoni e raccogliendo materiale documentario. La perlustrazioni di Arco, in particolare, è sorprendente. Nelle prime pagine del libro il paese natale di Segantini è descritto con grande dovizia di particolari, e nel finale il critico lega la grande pittura del Segantini maturo al ricordo tormentato del paesaggio trentino: Se si confrontano con precisione i monti così come Segantini era solito dipingerli con la natura così come la si incontra in Engadina e soprattutto a Savognino, si noteranno delle piccole deviazioni nell’andamento delle linee che non sono affatto ovvie, ma richiedono una spiegazione. Il loro corso si presenta nei dipinti più placido, maestoso, armonico di quanto non sia nella realtà. Esse non scendono mai verso valle seguendo una linea obliqua; riempiono invece tutta la prospettiva come se fossero il bordo di un cratere. Se ci si reca ad Arco, si riconosce proprio quel medesimo andamento, maestoso e ondulato, dei contorni delle montagne che circondano il paese e i suoi dintorni fino al Lago di Garda come un’arena sopraelevata.”